Tre dipendenti dell'Agenzia del territorio hanno patteggiato la pena per corruzione. E adesso arriva anche la condanna della Corte dei conti
Sono stati gli unici a chiedere di patteggiare. E ora per loro è arrivata anche la condanna della Corte dei conti. Protagonisti tre dipendenti dell'Agenzia del territorio, coinvolti nell'inchiesta che tra il 2005 ed il 2007 ha riguardato un presunto giro di corruzione al Catasto. La giustizia contabile, di fatto, è stata più veloce di quella ordinaria perché per gli altri imputati, coinvolti in un'indagine di quasi dieci anni fa, il dibattimento di primo grado non è ancora concluso. I tre erano stati arrestati nel novembre del 2006 insieme ad altri sette colleghi: secondo l'accusa avrebbero preteso soldi o semplici regali, come cartoni di olio, per consegnare banali visure catastali. Per permettere ai professionisti di pagare meno tasse, invece, accatastavano a valori inferiori grandi superfici.
La sentenza della Corte dei conti costituisce un precedente perché, nel caso in questione, riconosce il danno di immagine, quale "lesione al rapporto fiduciario tra ente pubblico e utenti". I tre dipendenti, al termine dell'inchiesta penale, avevano patteggiato: due anni di reclusione per due e un anno e 11 mesi per l'altro. Quando la procura contabile ha chiesto la condanna al pagamento dei danni, i tre hanno cercato di difendersi, spiegando che quella di patteggiamento non può essere equiparata a una sentenza di condanna.
Di parere contrario i giudici della Corte dei conti. "Risultano provate scrivono nella sentenza le condotte produttive di danno dei convenuti con l'assegnazione, in proprio favore, di pratiche catastali che provvedevano poi a evadere, con il loro intervento nella procedura amministrativa di accatastamento per il buon esito della stessa, dietro corresponsione, da parte dei privati interessati, di somme di denaro, il cui ammontare è emerso con chiarezza dalle risultanze istruttorie".
Comportamento reiterato nel tempo, aggiungono i giudici e per questo ancora più grave. I tre dipendenti sono stati condannati a risarcire complessivamente 17.800 euro per il danno di immagine, "la perdita di reputazione derivante dalle condotte criminose" causato all'Agenzia del territorio. Somma destinata a lievitare perché deve essere considerata la rivalutazione monetaria dal periodo dell'arresto a quello della sentenza di condanna.
Secondo i giudici contabili,invece, non possono essere più perseguite altre due fattispecie di danno, pure ipotizzate dalla procura di via Metteotti: quelle per l'omessa riscossione dei tributi e per il cosiddetto danno da disservizio. In questi due ultimi casi, infatti, è passato troppo tempo
La sentenza della Corte dei conti costituisce un precedente perché, nel caso in questione, riconosce il danno di immagine, quale "lesione al rapporto fiduciario tra ente pubblico e utenti". I tre dipendenti, al termine dell'inchiesta penale, avevano patteggiato: due anni di reclusione per due e un anno e 11 mesi per l'altro. Quando la procura contabile ha chiesto la condanna al pagamento dei danni, i tre hanno cercato di difendersi, spiegando che quella di patteggiamento non può essere equiparata a una sentenza di condanna.
Di parere contrario i giudici della Corte dei conti. "Risultano provate scrivono nella sentenza le condotte produttive di danno dei convenuti con l'assegnazione, in proprio favore, di pratiche catastali che provvedevano poi a evadere, con il loro intervento nella procedura amministrativa di accatastamento per il buon esito della stessa, dietro corresponsione, da parte dei privati interessati, di somme di denaro, il cui ammontare è emerso con chiarezza dalle risultanze istruttorie".
Comportamento reiterato nel tempo, aggiungono i giudici e per questo ancora più grave. I tre dipendenti sono stati condannati a risarcire complessivamente 17.800 euro per il danno di immagine, "la perdita di reputazione derivante dalle condotte criminose" causato all'Agenzia del territorio. Somma destinata a lievitare perché deve essere considerata la rivalutazione monetaria dal periodo dell'arresto a quello della sentenza di condanna.
Secondo i giudici contabili,invece, non possono essere più perseguite altre due fattispecie di danno, pure ipotizzate dalla procura di via Metteotti: quelle per l'omessa riscossione dei tributi e per il cosiddetto danno da disservizio. In questi due ultimi casi, infatti, è passato troppo tempo
FONTE R.IT GABRIELLA DE MATTEIS
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